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Punto e a capo. Un blog. Uno stile di vita.



2020.

Siamo tutti terribilmente d'accordo nel dire che sia stato un anno particolarmente pesante. Un anno che vorremmo dimenticare, che vorremmo cancellare per sempre da questa faccia della Terra e, se possibile, anche dall'Universo stesso. Eppure per me il 2020 ha rappresentato un anno di svolta. La Pandemia mi ha obbligata a guardare in faccia la realtà e a domandarmi che cosa ci stessi facendo con la mia vita. La stavo buttando? La stavo in qualche modo trascurando? Dov'ero finita? Mi sentivo come se non esistessi più. Non costruivo più niente per me, mi alzavo la mattina con la speranza di arrivare presto alla sera. Aggiungo di precisare che non è stato sempre così. Sono stata una ragazza ribelle, una ragazza solare, una ragazza con tanti sogni per la testa. E allora dov'era finita quella ragazza? Perché mi aveva lasciata sola? E, di preciso, dove era andata? Non lo sapevo. Era come se fossi caduta in trance. Purtroppo rischiamo di cadere in errori non nostri solo perché stiamo attraversando periodi difficili e la nostra autostima cala fino al punto di renderci inconsapevoli delle scelte che facciamo. Sono stata manipolata dalle critiche, dalla paura di non venire accettata. Ho finito con il perdere l'entusiasmo, ho finito con il perdere me stessa. Mi sono ritrovata? Sì. Dopo una lunga crisi interiore. Dopo pianti estenuanti. Notti insonni. Rabbia che credevo infinita. Disperazione totale. Ho creduto di non riuscire a riprendermi. Ma c'è stata con me la cosa più preziosa di tutte: il tempo. Mi sono presa del tempo per guardarmi dentro. Per riflettere. Per farmi quelle domande scomode dalle quali tentavo di fuggire. Ho trovato delle risposte. Scomode. Ma che mi piacevano. Questa non sono io. È stata la prima cosa che ho pensato quando mi sono risvegliata da questo lungo letargo. Mi sono guardata allo specchio e ho detto che quella che vedevo non ero io. Incredula ho continuato a fissarmi, ma vedevo solo un'estranea. Della Valentina che conoscevo non c'era neanche più l'ombra. È stato in quel momento che ho avuto paura. Perché anni prima, quando ho dovuto affrontare una grave rottura, mi sono detta: finché avrò me stessa non mi succederà niente. E in quel momento, mentre mi guardavo allo specchio, mi sono accorta che non c'ero più. Che mi ero persa. E che non sapevo più dove fossi finita. Da quel giorno per tre mesi mi sono cullata in una sorta di depressione nella quale mi sentivo protetta. Non uscivo, mangiavo poco o niente, dormivo. Dormivo tantissimo. Non mi vergogno a dirlo. Mi ero fatta del male. Ho lasciato che me lo facessero e questo è stato il risultato. Il dolore devi trascinartelo dietro. Devi far sì che ti attraversi. Devi permettergli di farti soffrire. Solo così potrai capire fino in fondo quanto ti ha realmente fatto del male. Tre mesi. Tre mesi passati a leccare le ferite, a coccolarmi, a nutrirmi del mio stesso amore. Tre mesi passati nel più totale letargo. Un letargo che mi ha permesso di riaprire gli occhi e di guardarmi nuovamente allo specchio e dire stavolta: "eccomi, ci sono, sono piccola, mi si scorge appena, ma sono là, dietro quegli occhi colmi di lacrime, dietro quella fronte corrucciata c'è la bambina che sono sempre stata". E quella bambina gridava. Gridava terribilmente. Per tanto tempo non sono stata in grado di sentire le sue urla, mentre in quel momento le sentivo tutte, le sentivo bene. È stato allora che ho capito che potevo salvarmi, che non sarebbe finita così, che avevo ancora tanto da dire e che lo avrei fatto. Non mi sarei più abbandonata, non mi sarei più trascurata, dimenticata. Avrei fatto il possibile per riprendere in mano la mia vita. Ok. Dunque. Perché tutto questo? Per ricordarmi che posso e potrò sempre volermi bene e soltanto così sarò in grado di essere felice. Per ricordarmi che posso essere me stessa e non dimenticarmelo più.

LA DECISIONE DI RIAPRIRE E STRAVOLGERE IL MIO BLOG

Quando chiusi il mio blog letterario anni fa, fu una scelta che mi fece soffrire molto. Ero affezionata a questo mio angolino virtuale dove potevo raccogliere le idee e metterle in ordine, soprattutto io che di ordinato non ho mai niente. Ma mi mancava il tempo. Non riuscivo a scrivere articoli, non riuscivo ad accendere il computer, non riuscivo a fare niente di tutto ciò. Ma come è possibile, direte voi. È possibile, eccome se lo è. Quando sei costretta a lavorare non solo per te stessa, ma anche per gli altri e ti fai in quattro, in cinque e in sei, poi in mille... alla fine ti rompi e non ti resta altro che raccogliere i pezzi che sono rimasti per strada. Da qui, il ragionamento sopra. Il mio letargo, il mio accorgermi che non esistevo più. Alla fine è stato positivo. Mi ha permesso di capire che stavo sbagliando. Ho fatto un errore madornale al quale tento ancora di porre rimedio, ma sono certa che con un po' di buona volontà e ottimismo ci riuscirò. Soprattutto ora. Soprattutto adesso che ho ritrovato me stessa. Quindi la decisione di riaprire il mio blog con una nuova veste tutta ancora da cucire. Punto e a capo. Perché è ciò che ho fatto. Ho messo il punto e sono andata a capo per riscrivere una nuova vita. Non è come fuggire dalle situazioni. No. Non è assolutamente la stessa cosa. La definirei invece come una vera e propria presa di coscienza, grazie alla quale ho capito cosa voglio da me stessa e, anche se non ho ancora capito dove sia il mio posto, ho perfettamente chiaro dove non voglio che sia.





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