Sabato scorso sono stata a un compleanno. È bello quando stai per un po' in mezzo alla gente, perché poi provi quella sensazione di intorpidimento e hai bisogno di staccarti, di allontanarti da tutte le emozioni che ti hanno assalito per poterle digerire, elaborare, e ti rifugi di nuovo nella tua solitudine fatta di milioni di pensieri, che se non fai attenzione potrebbero ucciderti più di quanto farebbe un colpo di pistola.
Ebbene ho avuto modo di apprendere varie cose quella sera.
Ho capito, questo per l'ennesima volta, che alcune cose non si rivelano poi realmente per come appaiono. Ho capito che siamo tutti gocce d'acqua in un oceano di delirio e che siamo tutti uguali nelle nostre diversità. Ho capito che, come me, ci sono altri che stanno ancora cercando il loro posto nel mondo. Ho capito che le divisioni o il pensiero delle divisioni può essere pericoloso perché delimita confini e non lascia spazio per andare oltre.
Ho avuto conferma del fatto che gli ideali sono solo mere invenzioni e che influenzandoci non hanno fatto altro che alimentare la nostra sete di immortalità.
Da qui mi ricongiungo a un pensiero di Kundera dove lui stesso sottolinea l'importanza per l'individuo di sentire di appartenere a qualcosa e che quel qualcosa diventa in qualche modo lo specchio di noi stessi.
Prendiamo le parti di un ideale non perché ci crediamo veramente, ma perché ci piace immaginarci paladini e difensori di quell'ideale, ci piace l'idea di noi stessi che combattiamo, che gridiamo: "guardateci, noi siamo questo!", e così finiamo per identificarci in qualcosa in cui forse neanche crediamo veramente rasentando il fanatismo. Finiamo per aggiungere continuamente qualcosa alla nostra figura, alla nostra essenza, così da poter avere qualcosa da mostrare quando parliamo di noi.
Ma... c'è un "ma".
Esistono persone che fanno l'esatto contrario. Loro tolgono. Tolgono ogni cosa da se stessi. Loro non si sentono rappresentate da niente, non tollerano neanche l'idea di somigliare a qualcosa, alla massa o a un gruppo in particolare. Non si riconoscono in nulla e finiscono per alienarsi da tutto il resto. Dividendo e sottraendo, per giungere all'io più puro e meno contaminato. Rischiando però di scoprire che dopo aver tolto tutto non resta altro che un essere umano uguale e identico a tutti gli altri, che per fuggire gli ideali, eliminandoli, se ne è inventato uno e si è rispecchiato in esso.
Cosa fa più paura, mi chiedo, chi aggiunge o chi toglie?
Chi crede in innumerevoli ideali e morali presi in prestito o chi, disprezzandoli, ha finito per diventare l'ideale di se stesso?
Esiste un modo per frammentare le persone e prendere di loro solo ciò che più si avvicina alla verità?
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