Avevo creduto che potesse essere facile. Che sarebbe bastato impegnarsi, capire, pazientare. E se il rispetto fosse venuto meno? Non era importante. Mi sarei impegnata ancora di più e allora sarebbe andato tutto bene. Nulla avrebbe potuto ostacolare questo cammino, il nostro.
È stato quando ho capito che camminavo da sola che il mondo è crollato. Ti ho cercato. Mancava il tempo, le energie, altri occupavano tutto ciò che restava. Per noi era avanzata solo la polvere. E la polvere iniziai a nasconderla sotto al tappeto. Per non vederla, perché faceva male, perché ero certa che se avessi pulito bene si sarebbe aggiustato tutto. Ma continuavo a pulire da sola. Ero così impegnata a pulire e rimuovere tutta quella polvere, che avevo smesso di camminare. Mi ero fermata. Non avanzato più. Mi ero chiusa in un loop dove non c'erano più sogni, emozioni, sentimenti. Solo l'inerzia mi faceva sopravvivere.
E sopravvivere non è mai stato il mio forte.
Quando ho capito che avrei dovuto abbandonare tutto e mettermi in salvo non ci ho creduto. Ho creduto che stessi sbagliando, perché mi ero impegnata così tanto e non era possibile che tutti quegli sforzi non avessero portato a nulla, se non a prosciugarmi le energie.
Ho smesso di credere in me. E ho creduto a te. Ho creduto alle tue promesse. Ho creduto che tutto sarebbe andato bene.
Mi hai asciugato le lacrime. Mi hai sorriso. Mi hai detto che sarebbe stato tutto bello. Poi mi hai lasciato di nuovo nella polvere, da sola.
Ma stavolta non ho pulito. Ho lasciato che la polvere si posasse su ogni cosa. Sulle mie spalle, sui miei capelli, sul pavimento dal quale avrei voluto vedere le stelle.
E poi...
Poi ho pensato che fuori da quella stanza il mondo poteva essere migliore. Che c'era il sole là fuori, che anche se la polvere l'avrei trovata pure là, forse risplendeva dei raggi del sole e non sarebbe stata tanto male. Non sarebbe stata troppa. Non sarebbe stata così pesante.
Ho iniziato a sbirciare dalla serratura della porta. Ci soffiava una lieve brezza e per un attimo ho sentito il cuore più leggero. Mi è venuta voglia di sorridere. È stato con quel sorriso che mi sono di nuovo voltata verso la polvere, intenzionata a pulire tutto per bene e far risplendere ogni cosa. E lo feci, di nuovo, da sola.
Ti ho detto che il mondo là fuori è bello. Che avremmo potuto prenderci per mano e andarci.
Ti mancava il tempo. Forse la voglia. Mi hai detto di aspettare e intanto la stanza si stava nuovamente riempiendo di polvere e io avevo finito le energie per pulire.
Aspettare e pulire la polvere.
Non era rimasto altro da fare.
Volevo tornare alla porta. Sbirciare ancora.
Stavolta però non ho guardato dalla serratura. Ho girato la chiave e ho aperto.
Lentamente la porta ha cingolato mentre si apriva sotto la mia leggera spinta.
Luce. Calore. Freschezza. Pulito. Stelle.
Il mio cuore ha fatto un sobbalzo per le troppe emozioni. E ha avuto paura di quel mondo così diverso.
Volevo richiudere la porta. Ma ero troppo curiosa. Mi piaceva quello che vedevo, anche se avevo paura a mettere i piedi fuori. Troppo abituata all'oscurità, alla polvere, al silenzio.
E così sono rimasta lì ferma a osservare.
Quando te ne sei accorto mi hai detto che lo sapevi. Sapevi che oltre la porta sarebbe stato bello.
Ma ho capito che non ci saresti mai venuto. Perché non saresti mai stato capace di far brillare la polvere. Avresti sempre avuto bisogno di una stanza dove gettarla e di qualcuno che restasse lì a pulirla.
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