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La colpa è di chi non sa apprezzare l'ironia.

Paolo Ruffini ha sostenuto che se i social fossero sempre esistiti la nostra cultura dei cinepanettoni, dei Benigni che palpeggiano in diretta TV, dei Giannini che menano le Melato, dei Villaggio che definiscono cesso la propria moglie e scimmia la propria figlia, sarebbe stata pericolosamente attentata dal politicamente corretto. Ora. Credo sia bene fare una distinzione tra ciò che è definito finto buonismo trascinato all'estremo e il politicamente corretto.


Tra i commenti che il reel di Ruffini ha ricevuto ne ho letti alcuni che mi hanno lasciata perplessa. Uno in particolare sosteneva che purtroppo, per colpa del politicamente corretto, non ci si diverte più, non si ride più. Ciò mi fa supporre che per poterci divertire, per poter ridere abbiamo bisogno di discriminare le donne, come avviene nei cinepanettoni; o di menarle, come fa Giannini con la Melato; o di palpeggiare o veder palpeggiato qualcuno, come faceva Benigni con la Carrà; o di sbeffeggiare mogli e figlie in base al loro aspetto lontano dai canoni di bellezza che il maschilismo ci ha imposto, definendole invece frivole, troie e puttane se invece hanno un aspetto piacevole. Abbiamo dunque bisogno di ridicolizzare (perché di questo si tratta) gli altri, per poterci fare due risate.

No. Non sto facendo falso buonismo.

Vi siete mai domandati cosa i palpeggiamenti seriali di Benigni in diretta TV o i commenti coloriti dei cinepanettoni verso le donne, o i Giannini che menano le Melato, possano generare in chi li guarda, in chi ci scherza, in chi ci ride, in chi sostiene "è solo una goliardata", in chi li considera "ragazzate"? Non a caso ho usato questo termine. Ragazzate. È lo stesso termine che hanno usato decine di genitori quando i loro figli hanno abusato di una ragazza. È lo stesso termine che molti usano per definire la "pacca sul culo a una giornalista data da uno sconosciuto". È lo stesso termine che viene usato per chi a scuola fa gruppo e prende di mira qualcuno, bullizzandolo. Ragazzate. In pratica è lo stesso termine che si usa in difesa di chi molesta, di chi aggredisce, di chi percula, sbeffeggia, di chi commette violenza. Siamo sicuri di poter definire tutto questo cultura "giusta e onesta e rispettosa"? Siamo sicuri che la "giusta e onesta e rispettosa" cultura dei cinepanettoni, dei violenti e dei palpeggiatori seriali sia da osannare? O forse è stato proprio osannandola che oggi ci ritroviamo ad avere minor rispetto per gli altri? Perché tanto, in fondo, sono tutte ragazzate, no?





Per approfondimenti vi lascio il link a un articolo destabilizzante che vi prego di leggere di Michele Lamacchia.





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