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L'ODIO SPUTATO SUI SOCIAL



C'è una frase che ho sentito ripetere sin dalla nascita e cioè: non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te.

Ora, io non sono una patita della filantropia, tuttavia è impossibile non notare la quantità di odio che viene rovesciato quotidianamente sui social.

Basta aprire un post qualsiasi, con qualsiasi tema, anche il più insulso, e verranno fuori una valanga di commenti esasperanti, arroganti, presuntuosi, offensivi e ignobili.

Che sia la cattiva educazione la motrice di tutto?

Anche tra i fautori stessi della pazienza e della comprensione emerge un'intolleranza preoccupante.

Quando è successo che siamo arrivati ai limiti del catastrofismo? Perché non ci siamo fermati prima?

Già da prima del 2020 questa corsa al voler a tutti i costi esprimere un parere su tutto era abbastanza evidente, con l'avvento del Covid e soprattutto con l'arrivo dei vaccini questa corsa è aumentata, la velocità con la quale le persone rispondono, puntano il dito e professano teorie tra le più svariate è alquanto disarmante. L'impressione è quella di avere di fronte una parte di popolo che già sa tutto, in contrasto con l'altra parte che si fa volutamente sottomettere dai "poteri forti".

Stessa cosa accade per post con altri temi. Che sia l'affido di bambini a coppie omosessuali, che sia l'istituzione scolastica o l'organizzazione sanitaria, il popolo si divide (obbligatoriamente, così pare) tra chi è pro e chi è contro, così senza capire esattamente i motivi di questi schieramenti, perché troppo spesso non si evince nessuna argomentazione tra i commenti dei vari post, ma solo un susseguirsi di insulti, che via via si trasforma in una gara a chi se ne esce con l'insulto più arguto, più divertente.

A tal proposito sto leggendo un libro, La lentezza di Milan Kundera, dove i così detti "Leoni da tastiera" possono essere definiti con quelli che lui esprime "i Ballerini".

Consiglio di dare un'occhiata a questa breve storia e di fermarsi un attimo, smettere per un po' di correre e iniziare un po' di più a riflettere.

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